Sembra che la prima eclissi di cui si abbia memoria sia quella osservata dai Cinesi nel 1136 a.C.. I Caldei scoprirono che le eclissi si riproducono circa ogni 18 anni nello stesso giorno e nello stesso ordine: questo intervallo fu detto Saros e permise loro di predire le eclissi. Ciò nonostante il fenomeno continuava sempre ad atterrire gli uomini.
Il 27 agosto del 413 a.C. il generale ateniese Nicia fu sconfitto con la collaborazione di una eclissi, che atterrì le sue truppe; la sua spedizione fu veramente disastrosa! (Si noti l’etimologia: dis-astr-osa). Nicia apparteneva a una grande famiglia ateniese; mentre il popolo sta deliberando sulla spedizione in Sicilia contro i Siracusani, sale sulla tribuna e dichiara che i suoi indovini e preti gli hanno indicato dei presagi contrari alla spedizione. Alcibiade oppone i propri indovini, che danno buoni presagi. Non si sa che fare. Sopraggiungono dall’Egitto delle persone che sono state a consultare il celebre oracolo di Ammone, ottenendone la risposta: ‘Gli Ateniesi prenderanno tutti i Siracusani’ (si noti l’ambiguità). Il popolo decide la guerra e il comando ne è affidato a Nicia.
Compie i sacrifici rituali prima di partire, porta con sé i soliti sacrificatori e indovini, ma non nutre molte speranze di vittoria; i prodigi parlano chiaro: i corvi hanno danneggiato una statua di Pallade, un uomo si è mutilato su di un altare e la partenza è avvenuta in giorno nefasto. Di fatti la spedizione si risolve in un disastro; Nicia è costretto a ritirarsi. Ma ecco che quando la flotta sta per partire sopravviene il peggio: un’eclissi di luna!
Consultato, l’indovino gli dice che occorre aspettare tre volte nove giorni prima di partire. Nicia passa il tempo ad offrire sacrifici ali dèi incolleriti, favorendo così l’azione dei Siracusani, che chiudono il porto e distruggono la flotta. Non è nemmeno possibile una ritirata per via di terra. Per tale sciagurata impresa gli Ateniesi non biasimarono tanto Nicia, di cui era noto il coraggio e che aveva seguito alla lettera le ingiunzioni oracolari, quanto l’ignoranza del suo indovino, che si era sbagliato sul conto dell’eclissi. Non aveva infatti capito che per una armata in ritirata una eclissi di luna è segno favorevole!
Comunque, ad attestare la vitalità di tali credenze, duemila anni dopo, durante l’eclissi del 30 giugno 1349, una strega londinese minacciò che avrebbe sottratto a quel popolo di peccatori anche la luce del sole, nonché della luna, qualora si fosse rifiutato di fare ammenda delle sue colpe.
Cristoforo Colombo, sapendo che una certa notte si sarebbe verificata un’eclissi, minacciò di richiamare sugli indigeni la collera divina se non avessero ripreso, le forniture di acqua e di cibo. Quando effettivamente la luna si comportò come predetto, gli Indiani pregarono il Genovese di stornare quella maledizione, in cambio di cibi a volontà; il ‘mago’ si ritirò nella sua tenda e, con qualche formula segreta, trascorso il tempo necessario, ripristinò la luna. Si potrebbero portare moltissimi esempi del sacro terrore ispirato dalle eclissi sia lunari che solari. Il medico modenese B. Ramazzini, morto nel 1714 osservava, a proposito dell’epidemia scoppiata nel 1690, che i sintomi si facevano più allarmanti sul far della sera, probabilmente a causa della luna; inoltre, quando il 21 gennaio 1693 si verificò un’eclissi di luna, la maggior parte dei malati – a quanto egli scrisse – morì durante l’eclissi e, come se non bastasse, molte persone di sana costituzione perirono di morte subitanea.
Nel 1623 del resto, il medico del principe di Condè, attribuì la peste che allora infieriva alla ‘maligna congiunzione degli astri e a certe eclissi di sole e di luna’; imitato dal medico del cardinal di Richelieu e da quello di Luigi XXIII, Guy de La Brosse, fondatore del Jardin del Plantes.
Ma tutte le popolazioni del pianeta hanno avuto, o continuano ad avere, paura del fenomeno così anormale dell’eclissi. Uscendo dalla fascia delle civiltà del bacino indo-mediterraneo, troviamo che nel Nord America, nel Perù, nel Venezuela, presso gli Ainu dell’arcipelago nipponico, tra gli abitanti delle isole Nicobar, l’eclissi è ritenuta una malattia cui l’astro è soggetto. Generalmente il malessere del sole e della luna è considerato una minaccia anche per i terrestri; da ciò derivano i numerosi riti intesi a spaventare o a mettere in fuga il ‘mostro’ malvagio che attacca i due luminari. Uno dei più diffusi, sia tra i primitivi che presso i popoli evoluti, consiste nel produrre un chiasso ‘infernale’, spesso su adatti metalli o legni, che siano i corrispondenti in terra dei due corpi celesti. A tale tecnica ricorrono, tra gli altri, gli indigeni delle Isole Salomone, gli Esquimesi (che fanno urlare i loro cani punzecchiandoli sulle orecchie), i Playanos della California, i Caraibi (al fine di evitare che sole o luna vangano divorati da un mostro), gli Aruacos della Sierra de Santa Marta, i Tupi (che incolpano un giaguaro), i Chiquitos del fiume Madeira (che accusano invece dei cani giganteschi), i Mauri africani, alcune tribù sudanesi, i Naga dell’Assam in India (che pestano sui tamburi per atterrire la tigre delle eclissi), molte tribù indonesiane (che spaventano un serpente); infine, i nostri borghesi e contadini medievali. In India la colpa dell’eclissi è del gigante Rahu.
Presso le antiche popolazioni germaniche e scandinave il sole e la luna sono inseguiti da due lupi, figli di una gigantessa e di un lupo; ogni tanto rischiano di essere acchiappati, ma riescono sempre a sfuggire, finchè alla fine del mondo il lupo-padre (Fenrir) divorerà il sole; ed un altro, Managarmr, farà un boccone della luna. Questa leggenda sopravvive in Germania ed in Francia, tanto che in Borgogna corre ancora il detto: ‘Dio guardi la luna dai lupi. ’
Gli Jacuti dell’Asia nord-orientale spiegano le varie fasi lunari come risultati dei morsi di orsi e di lupi che cercano di far fuori il corpo celeste. I Tahitiani – sempre in vena erotica – attribuiscono l’eclisse alla congiunzione sessuale del sole e della luna; la stella sono loro figlie; in Indonesia e Malesia dicono che ‘il sole e la luna fanno l’amore’, e li invocano negli incantesimi erotici. Ma non c’è rosa senza spine; anche la loro vita amorosa e familiare non scorre totalmente liscia, sostengono, più realisticamente, i Cakchiquel del Guatemala. L’eclissi è semplicemente il risultato di un tafferuglio familiare ed è necessario, a rappaciargli, il pronto intervento della stella mattutina. Se questa non riuscisse nella sua opera di convinzione, sarebbe il finimondo…
Gli Abiponi del Chaco, sopravvissuti fino al secolo scorso, al momento dell’eclissi difendono il pianeta con un fitto lancio di frecce contro i venti, considerati mastini aerei; ed elevano intanto altissimi clamori. Per i Boscimani africani non di mastini si tratta, ma di leoni; questi provocano l’eclissi per cacciare più sicuramente tra le capanne per gli uomini. Per i Mintira (o Mantra) il sole morde la luna, che non ha tenuto fede ad un patto fissato tra loro. Infatti dicono – nei tempi antichi la luna ed il sole (entrambi di gentil sesso) avevano ambedue uno sterminio di figli; ora restano solo quelli della luna, delle stelle; ciò a causa di un tiro birbone giocato al sole dell’astro notturno. Le due madri si erano accordate dunque, per evitare di accecare o abbrustolire la progenie degli uomini con un eccesso di luce e di calore, di papparsi la relativa figliolanza. La Luna però celò le stelle alla vista del sole, che tenne fede alla parola data. Ma aveva appena terminato il proprio lauto pasto che la luna trasse fuori dal nascondiglio le sue creature, sane e salve. Potete immaginare la rabbia di mamma sole, che subito si getta contro la luna con propositi niente affatto amichevoli; e quella se la batte; inseguita, ancora ai nostri giorni, da una sciagurata madre ingannata che qualche volta riesce ad affibbiarle una zannata e causa ciò che gli uomini, ignari o irriconoscenti del suo sacrificio, chiamano una eclissi. Tutti possono vedere come il sole continua a tener fede al suo giuramento divorando, sul far dell’alba, le sue stelle; e come la luna sorniona le tiene invece al sicuro di giorno e le porta a passeggio di notte…
Robert Vautier, I Poteri magici della Luna, Dellavalle Editore, 1971