Grazia Mirti

Grazia Mirti

Io so di essere mortale, la creatura di un giorno, ma se osservo le orbite circolari degli Astri

Io non tocco più la terra con i piedi, mi trovo vicino a Giove e mi nutro a piacere

Con ambrosia, la bevanda degli dei…

(C. Tolomeo, Antologia Palatina, II sec.; da G. Luck, Il Magico nella cultura antica, Mursia, Milano 1984)

Sagittario con Luna Pesci, sono laureata in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Torino. Dapprima docente nelle Scuole Superiori di Stato , ho scelto in seguito di dedicarmi a tempo pieno all’Astrologia, grande amore della mia vita.

Ho collaborato astrologicamente con numerose testate, da AMICA a CLASS, TOPOLINO, SPECCHIO della STAMPA, Il Gran Pescatore di Chiaravalle, Milano Finanza, IlSole24Ore. Sono stata Direttore Responsabile di Linguaggio Astrale, Rivista Trimestrale di settore, dal 1985 al 2001, autrice di ‘A Scuola di Astrologia’, ‘Le Lusinghe di Venere’, ‘I Segreti dell’Interpretazione Astrologica’, e ‘Investire con gli Astri’ (Edizione Sole 24 Ore)

Tengo Corsi e Seminari in tutta Italia, promuovo la qualificazione culturale dell’Astrologia, della quale curo in particolare l’Iconografia, fin dalle immagini più antiche. Nel tempo ho realizzato una delle più vaste biblioteche specializzate in materia.

URL del sito web: http://www.graziamirti.it

Lingotti a perdita d'occhio! In evidenza

Lingotti a perdita d'occhio!

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ei giorni scorsi, incuriosita da una recensione, ho acquistato il testo di Salvatore Rossi, dal titolo ‘L’Oro’. Rossi è Direttore Generale della Banca d’Italia, e propone una lettura da una angolatura diversa rispetto alle consuete pubblicazioni sull’argomento. Non mancano aneddoti, racconti, dati sorprendenti. 

Vi propongo la lettura del capitolo intitolato: Nei sotterranei della Banca d’Italia, oggi. 

Mi è capitato raramente di scendere nei sotterranei in cui sono custodite le nostre riserve auree, per accompagnarvi ospiti d’eccezione. Si trattava di una troupe televisiva, che intendeva fare un servizio sull’oro della Banca d’Italia per una nuova trasmissione dedicata a luoghi istituzionali e artistici. Altre volte avevo compiuto questa specie di viaggio iniziatico agli inferi, quasi sempre accompagnando qualcuno, ma non più di quattro o cinque volte in oltre quarant’anni. La mia prima ‘discesa’ avvenne nel 1976. Ero stato appena assunto alla Banca d’Italia e quella breve visita era un segnale di riconoscimento e di distinzione a quel tempo offerto ai giovani vincitori dei difficili concorsi della Banca. Da quella esperienza ricordo il senso di chiusura, di soffocamento. Poi un lungo intervallo di qualche decennio, infine le altre visita nella veste di accompagnatore. Il senso di soffocamento è in me del tutto scomparso, forse semplicemente a causa della illuminazione degli ambienti, nel frattempo cambiata e più forte. Visitare le ‘sacristie’ dell’oro in Banca d’Italia non è facile.

Il sito della Banca lo dice chiaro: ‘La possibilità di visitare le riserve auree della Banca d’Italia, custodite presso Palazzo Koch, è stata riservata ai rappresentanti delle Istituzioni e, in rari casi, a giornalisti e cineoperatori per l’esecuzione di riprese preventivamente autorizzate. Infatti, i locali nei quali l’oro è conservato sono stati progettati in modo tale da garantire permanentemente la sicurezza dei valori, nel presupposto che l’accesso di persone sarebbe stato limitato ai casi strettamente indispensabili; gli ambienti sono situati nei sotterranei del Palazzo e privi di finestre (il ricambio d’aria è assicurato da appositi impianti di aereazione) e per l’evacuazione di emergenza è necessario utilizzare una scala a chiocciola in ferro battuto, stretta e ripida. Conseguentemente, le visite sono sempre state brevi, organizzate con largo anticipo e circoscritte a un numero ristretto di visitatori, nel rispetto di specifiche procedure volte a tutelare la riservatezza e la sicurezza dei luoghi, senza mettere a repentaglio la salute dei visitatori. ’

La troupe di cui prima parlavo era composta dal conduttore della trasmissione, da due addetti alle riprese e da un registra. Io facevo loro da Virgilio, ma eravamo a nostra volta accompagnati e controllati da diversi funzionari della Banca d’Italia. Il conduttore, uomo intelligente ed esperto delle cose del mondo, e tutti i suoi collaboratori non potevano nascondere di star vivendo un momento non usuale; la loro curiosità era molto viva di fronte alla lunga teoria di chiavi, di funzionari, di ascensori blindati, di botole, e anche di ‘liberatorie’ da firmare; e di occhi sempre pronti a vigilare sul loro benessere, ma anche sulla sicurezza del luogo e del suo contenuto, per quanto noti fossero il personaggio e l’emittente televisiva che avrebbe trasmesso il servizio. 

Infine, l’oro.

Una distesa di oro, un mare di oro, montagne di oro. Lingotti a perdita d’occhio. 

Questo, credo, c’è di comune fra i visitatori del passato e del presente: lo sbigottimento di fronte alle montagne d’oro distese davanti agli occhi. In gran parte i lingotti sono conservati in armadi metallici, con delle grate al posto delle pareti, ma molti sono adagiati per terra, in lunghi cumuli ordinati.

Io facevo la mia parte di guida, ogni tanto sbriciando gli occhi dei miei collaboratori per avere tacita approvazione a ciò che dicevo. Avevo prima cercato di spiegare la funzione dell’oro nei sistemi monetari moderni: ormai non più standard a cui commisurare la ‘moneta fiduciaria’ in circolazione, ma solo di estremo baluardo della solvibilità internazionale del Paese. Poi avevo affrontato la questione, politicamente complessa, della proprietà di quell’oro, concludendo su precisa domanda del conduttore, che senza alcun dubbio, in ultima analisi quell’oro era, è del popolo italiano. 

Eravamo poi passati alle curiosità tecniche. 

Che cosa sono quei segni, quegli sbreghi, su molti lingotti? Sono le ‘unghiate’, rispondevo, cioè dei prelievi di metallo che occasionalmente si fanno, a campione, per verificare che il ‘titolo’ dichiarato, cioè la quantità di oro fino, puro, sia corretto: la stragrande maggioranza dei nostri lingotti, ha un titolo molto alto.

Finalmente arrivammo davanti ai lingotti più interessanti dal punto di vista della curiosità storica: quelli marchiati o con la falce e il martello dello Stato sovietico e con le svastiche naziste. Questi ultimi innescarono il ricordo del faticoso recupero dell'oro della Banca d’Italia portato via dai tedeschi nel settembre del 1943. In quella occasione dissi che l’oro razziato era quasi tutto scomparso, ma commisi una imprecisione; in realtà fu in gran parte recuperato negli anni successivi.

Perché quel racconto d’altri tempi: Il racconto innesta elementi di fantasia su un episodio storico vero, raccontato fra gli altri dagli archivisti della Banca d’Italia, Sergio Cardarelli e Renata Martano. Quest’ultima mi ha poi aiutato controllando l’aderenza del racconto alla verità storica. Del tutto di fantasia sono il personaggio del protagonista, Vittorio Piovesan, e l’episodio finale del suo gesto di nascosta ribellione. Sono anche di fantasia molti dettagli del tentato inganno. Ma non tutti: ad esempio le parole messe in bocca al capufficio di Vittorio, da ‘si può accedere’ a ‘non è in luogo’ sono tratte dalla testimonianza di Niccolò Introna, vicedirettore generale e commissario straordinario della Banca d’Italia al processo Azzolin.

Come è puntualmente documentato nel libro citato, a cui faccio rimando per ogni dettaglio di questa complessa vicenda, l’oro della Banca d’Italia fu preso dai tedeschi che occupavano Roma e spedito prima a Milano, poi a Fortezza, in Alto Adige, poi in Germania. Le ragioni che spinsero il governatore Azzolini a dare il fatidico contrordine che annullò il tentato inganno di nascondere parte dell’oro nell’intercapedine che circonda il caveau, per occultarlo ai tedeschi in arrivo, furono oggetto di un’aspra vicenda giudiziaria dopo la liberazione di Roma. Azzolini fu incriminato e condannato, oltre che per la sua adesione al fascismo, per quell’episodio in particolare. Si vide comminare trent’anni di carcere. Ne scontò due, poi beneficiò dell’amnistia ‘Togliatti’. Nel 1948 la Corte di Cassazione annullò comunque la sentenza di condanna. Fu probabilmente determinante, per la decisione finale del governatore di smontare il disegno e rassegnarsi a consegnare l’oro ai tedeschi, la notizia che Potenza, città in cui si sarebbe fatto finta di avere inviato mesi prima parte delle riserve auree, scelta perché si pensava che fosse caduta o stesse per cadere in mano anglo-americana, era invece ancora saldamente in mano tedesca, sicché il rischio che l’inganno venisse scoperto era alto. 

Dopo la fine della guerra iniziò un’ardua e faticosa opera di ritrovamento e di recupero di quell’oro, che le autorità tedesche avevano sparpagliato in vari luoghi, erano state portate via dai sotterranei della Banca d’Italia in Roma circa 120 tonnellate. Da Fortezza si mosse per andare in Germania una prima partita di 50 tonnellate nel febbraio del 1944, poi una seconda di 23 destinate alla Svizzera in aprile, e una terza di 22 ancora in Germania in ottobre. Il resto (23 tonnellate) rimase a Fortezza.

La spedizione in Svizzera appare particolarmente interessante. Si trattava di onorare un pegno di oro stipulato negli anni precedenti dal governo italiano a garanzia di prestiti in valute pregiate all’Italia da parte della Banca nazionale svizzera, la banca centrale elvetica con sede a Berna, e della Banca dei regolamenti internazionali, un organismo internazionale con sede a Basilea, prestiti ormai non più rimborsabili. A volere la spedizione dell’oro furono sia gli italiani (per quel che poteva ancora contare la loro opinione) sia i tedeschi. Quanto ai primi si può capire, ma i secondi? Evidentemente per il governo tedesco la Svizzera e le sue istituzioni finanziarie erano comunque essenziali e andavano rispettate e onorate. Anche perché se, per esempio, si voleva vendere oro sul mercato, era lì che si poteva tentare di farlo. E non dimentichiamo che i tedeschi avevano portato via l’oro dall’Italia e da altri paesi anche con l’idea di servirsene per finanziarie le spese belliche. Le partite spedite in Germania furono divise fra le sedi di Reichsbank (la banca centrale tedesca del tempo) e del ministero degli Esteri, entrambe a Berlino. Quando le sorti della guerra si misero davvero male per la Germania, tra la fine del 1944 e i primi mesi del 1945, l’oro italiano fu portato via da Berlino e nascosto parte in una vecchia miniera di potassio in Turingia, parte nello Schleswig-Holstein e in parte in Austria.

Gli allegati anglo-americani iniziarono a ritrovare qua e là partite di oro sottratte dai tedeschi in vari paesi europei. Nel settembre del 1946 decisero di farle confluire tutte in un pool e di iniziare a restituirle ai legittimi proprietari dopo averne accertato provenienza e diritti.

Il pool e la Commissione che lo gestiva furono chiusi solo oltre mezzo secolo più tardi, nel 1998. All’Italia furono assegnate in restituzione 47 tonnellate, che, sommate alle 25 ritrovate a Fortezza dagli americani e restituite nel 1947 senza passare dal pool, fanno 72. Tenuto conto delle 23 finite giustamente in Svizzera e quindi non rivendicate, mancano all’appello circa 23 tonnellate. Come dicono Cardarelli e Martano nel loro libro è tutto ciò che dell’oro italiano i tedeschi riuscirono presumibilmente a vendere sul mercato. Dunque gran parte dell’oro sottratto durante l’ultima guerra è rientrato nel caveau della Banca d’Italia. I lingotti con impressa una svastica, con cui i tedeschi vollero rimarcare la nuova proprietà dell’oro, ne sono parte.

La quantità di oro posseduta dalla Banca d’Italia alla vigilia del ‘sequestro’ tedesco era al minimo della sua storia cinquantennale. Nel 1893, anno della fondazione della Banca, i tre istituti di emissione che si fusero nella neocostituita banca centrale (la Banca nazionale del Regno d’Italia, la Banca Nazionale toscana, la Banca toscana di credito) conferirono le proprie dotazioni auree, dando luogo a un tesoro iniziale di 78 tonnellate di oro fino, per gran parte provenienti dalla Banca nazionale del Regno.

Nel 1926, con l’attribuzione del monopolio esclusivo delle emissioni di banconote alla Banca d’Italia, il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia cedettero le proprie riserve auree, pari a circa 70 tonnellate, provenienti peraltro quasi per intero dal Banco di Napoli, consentendo alla Banca d’Italia di avvicinarsi alle 300 tonnellate di oro di riserva. Questa aumentò ancora, grazie a varie acquisizioni, fino a superare le 560 tonnellate nel 1933.

La riserva aurea iniziò da allora a decrescere a causa della politica di puro prestigio internazionale che il governo italiano perseguì in quegli anni. Il Regno Unito abbandonò l’obbligo di convertire in oro le banconote in sterline già nel 1931 (sul gold standard, di cui quell’obbligo era il fulcro, ne parlerò più avanti). Gli Stati Uniti seguirono nel 1933, e così fecero poi altri paesi. Rimasero fermi alla convertibilità in oro delle proprie valute nazionali i paesi del cosiddetto ‘blocco dell’oro’ (Svizzera, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Polonia e Italia), al costo di una notevole perdita di riserve auree.

La Banca d’Italia che ricominciava a operare nell’Italia di nuovo unificata, alla fine di aprile 1945, disponeva di una riserva aurea di solo 22 tonnellate. Durante la ricostruzione e negli anni del ‘miracolo economico’ l’esplosione della capacità esportativa italiana determinò avanzi ripetuti della bilancia dei pagamenti di parte corrente e afflussi di riserve ufficiali in valute estere. Questo ultimi furono in parte usati dalla Banca d’Italia per acquistare partite di oro. Le riserve auree crebbero fino a oltre 1.400 tonnellate nel 1960. Guido Carli, divenuto governatore della Banca quell’anno, fu l’ultimo a volere, durante il suo incarico durato quindici anni, ulteriori acquisti di oro da destinare a riserva. L’ultimo acquisto avvenne nel 1973. Alla fine di quell’anno la quantità di oro detenuta dalla Banca aveva quasi raggiunto le 2.600 tonnellate. Anche molte altre importanti banche centrali, fra cui quelle tedesca e francese, incrementarono molto in quegli anni la quantità delle proprie riserve d’oro.

L’ultima volta che la quantità fisica di oro nelle riserve della Banca d’Italia mutò fu in occasione della creazione dell’Euro e della Banca Centrale Europea. Nel 1998 la Banca d’Italia conferì 141 tonnellate delle sue riserve auree alla neocostituita Bce, per contribuire a formare la dotazione di riserve ufficiali di quest’ultima. Dopo di ciò, la riserva aurea italiana si attestò sulle attuali 2.452 tonnellate: poco più di 4 tonnellate in forma di monete (quasi 900.000 pezzi!), il resto in lingotti.

Come è fatta fisicamente questa riserva?

La maggior parte dei lingotti è di tipo tradizionale, con la sezione trasversale a forma di trapezio, ma diversi esemplari si presentano come dei mattoni (tipo americano), o dei panetti di burro (tipo inglese). Il peso dei singoli lingotti va da un minimo di 4,2 ad un massimo di 19,7 chili. Il titolo medio dei lingotti, ossia la percentuale media di oro fino usata nella lega, è di 996,2 e in numerosi casi si ha un titolo di 999,99.

Riguardo alle monete, esse appartengono a diversi periodi storici da fine Settecento in avanti e provengono da varie parti del mondo. A parte le poche esibite a Palazzo Koch nel Museo della moneta e in alcune tecniche del primo piano nobile, esse sono conservate nei caveaux in centinaia di sacchetti sigillati.

La Banca d’Italia è il quarto detentore di riserve auree al mondo, dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo monetario internazionale. 

Ma tutto quest’oro è custodito nei sotterranei di Palazzo Koch, sede principale della Banca d’Italia a Roma? No, non tutto.

A Palazzo Koch ci sono 1.100 tonnellate, il 45% del totale. Il resto è custodito negli Stati Uniti (1.062 tonnellate, il 43%), in Svizzera (149 tonnellate, poco più del 6%), nel Regno Unito (141 tonnellate, poco meno del 6%).

Le ragioni di questa suddivisione sono storiche, discendono prevalentemente dai luoghi in cui l’oro è stato acquistato. Va considerato che trasportare decine o centinaia di tonnellate d’oro, anche a breve distanza, è impresa molto complessa e costosa.

La banca centrale tedesca, la Deutsche Bundesbank, rivelò nel 2012 la sua intenzione a far si che sul suolo tedesco, nei suoi forzieri di Francoforte, fosse custodita almeno metà delle riserve auree di sua proprietà. Fino a quel momento le riserve auree tedesche erano ospitate prevalentemente a New York, Londra e Parigi. Come ha sottolineato recentemente il membro del Consiglio Bundesbank Carl Ludwig Thiele in una intervista, non furono estranee a quella scelta considerazioni geopolitiche che sconsigliavano, prima dell’unificazione tedesca, di tenere le riserve auree geograficamente vicine al ‘nemico’.

La gigantesca operazione di rimpatrio, irta di difficoltà tecniche e rischi, si è conclusa nell’agosto 2017, con tre anni di anticipo rispetto al programma. L’oro tenuto in Francia (374 tonnellate) è stato riportato tutto in Germania, da New York sono giunte altre 300 tonnellate. Dopo l’operazione la situazione tedesca in fatto di localizzazione delle riserve auree è divenuta somigliante a quella italiana: circa metà dell’oro è nei forzieri della Bundesbank, il 37% è a New York, il 13% è a Londra (niente in Svizzera, niente più in Francia).

Se si visita il caveau della Banca della Riserva Federale di New York, come chiunque può fare previa prenotazione, si possono vedere mucchi di lingotti d’oro con una bandierina sopra che ne indica la proprietà, se italiana o tedesca e così via. La Fed di New York (come è confidenzialmente chiamata) ospita nei suoi forzieri molto dell’oro di proprietà di altre banche centrali o governi, è un servizio di custodia che svolge per conto del Sistema della Riserva federale americana. Ma come si fa ad essere sicuri che l’oro, soprattutto quello tenuto all’estero, sia effettivamente dove dovrebbe essere, che sia veramente oro e non, faccio per dire, cioccolato rivestito di carta dorata, e che se è oro abbia effettivamente il titolo (cioè la quota di oro puro) dichiarato?

Per l’oro che sta in casa le verifiche le fa innanzitutto la società di revisione incaricata di certificare il bilancio della Banca d’Italia, attualmente la Bdo Italia, che vinse l’appalto nel 2013. Il controllo è annuale e prevede la pesatura di un campione di lingotti. Verifiche all’estero sono sempre possibili sulla base di procedure concordate con le istituzioni custodi (la Fed a New York, la Banca d’Inghilterra, la Banca nazionale svizzera). Dagli ultimi controlli effettuati risulta confermata la corrispondenza dell’oro detenuto all’estero con il bilancio della Banca d’Italia.

La Bundesbank, in occasione del rimpatrio di svariate centinaia di tonnellate del suo oro a cui ho fatto prima cenno, ha addirittura fuso alcuni lingotti scelti a campione per poi risolidificarli. E’ stata documentata l’esatta corrispondenza dei lingotti fusi alle caratteristiche enunciate dai precedenti custodi (la Fed di New York e la Banca di Francia).

Insomma l’oro ufficiale detenuto dalle banche centrali, dalla Banca d’Italia in particolare, è ben conservato e controllato. A che cosa serve veramente è questione ancora in parte misteriosa. 

Tutto questo ci conduce ad un altro fondamentale interrogativo: di chi è veramente l’oro delle banche centrali? In particolari, di chi è veramente l’oro della Banca d’Italia?

Sul piano giuridico la risposta è univoca: l’oro delle banche centrali è delle banche centrali. Nell’area dell’Euro la questione è ora definita dal trattato che l’ha istituita, il quale ha rango costituzionale nei paesi aderenti. Ciascun paese nell’area ha le sue norme istituzionali sul tema, ma queste sono dovunque del tutto armoniche con la previsione del trattato.

La Banca d’Italia è, per legge italiana, un istituto di diritto pubblico, che opera quindi nel pubblico interesse. Il diritto europeo e quello italiano le affidano il compito di essere la banca centrale dell’Italia nell’ambito del Sistema europeo di banche centrali. Ha la proprietà giuridica dell’oro, ma non può fare quello che vuole, non è come un ricco signore privato che possiede un gioiello. La gestione delle riserve auree deve rispettare le norme che regolano l’attività di una moderna banca centrale. In questo senso, da un punto di vista politico, in ultima analisi l’oro è del popolo: questo può sempre, attraverso le sue istituzioni rappresentative, cambiare le norme che disciplinano la banca centrale e la sua gestione delle riserve. Tenendo sempre presente l’adesione dell’Italia all’area dell’Euro e gli obblighi che ne conseguono. ’

Salvatore Rossi, Oro, Il Mulino, 2017

 

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StarWeek: Previsioni Finanziarie dal 22 al 28 Gennaio 2018!

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Giorni contrastanti per Piazza Affari: da una parte Sole e Venere appena entrati in Acquario favorirebbero le quotazioni, dall’altra Marte e Giove a fine Scorpione sono esattamente conflittuali al Sole delle Borse internazionali. Nel dubbio evitare rischi e speculazioni potrebbe costituire il consiglio migliore. La Luna si muove tra Ariete, Toro e Gemelli (nel fine settimana: ottimo per i nati in segni d’Aria). 

Venerdì 26 gennaio alle 13 e 57 Marte lascia lo Scorpione per il Sagittario, segno nel quale resterà fino a metà marzo. I nati in segni di Fuoco potranno approfittarne per progetti di vario genere: pratica di sport, iniziative di viaggio, nuove energie da spendere. Restano in Capricorno Saturno, Lilith, Mercurio e Plutone. I nati a fine dicembre devono guardarsi dai pettegolezzi, che sapranno affrontare con il loro innato buon senso. In ripresa i titoli tecnologici e la new economy. Momento adatto per creatori di startup creative e intraprendenti.

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2018: Previsioni Finanziarie Segno per Segno! In evidenza

2018: Previsioni Finanziarie Segno per Segno!

Pubblicato in L'Astrologia osserva i Mercati

Avvertenza: queste indicazioni hanno carattere generale, per saperne di più è sempre consigliabile controllare la propria carta del cielo e i pianeti che occupano le Case finanziarie, sia alla nascita, sia nei transiti. 

Ariete: Gli spostamenti dei pianeti lenti nel 2018 potranno comportare un differente atteggiamento nei confronti del denaro. Il passaggio di Saturno in Capricorno suggerisce un atteggiamento più cauto nei confronti delle finanze, gestite con maggiore riflessione. Urano nel suo primo ‘tour’ nel segno del Toro potrà in futuro recare novità e nuovi metodi di guadagno anche legati al mondo virtuale. Plutone a sua volte appare costruttivo, mentre Nettuno tende a confondere un po’ le idee.  Vivace intraprendenza in primavera, la stagione più promettente nel 2018. Giove in Scorpione potrebbe favorire investimenti, cespiti assicurativi, progetti pensionistici se ne sussistono le premesse. 

Toro: Il 2017 non si è chiuso troppo bene sotto il profilo finanziario, che risente del conflitto da parte di Giove e Marte nel segno opposto dello Scorpione. Nei primi mesi dell’anno bisognerà ancora tenere gli occhi bene aperti, specie tra febbraio e marzo. Le cose potranno andare decisamente meglio dalla seconda metà di maggio fino all’autunno. A condizione di rispettare le regole, evitando rischi di burocrazia, legge, fisco. L’ingresso di Urano in questo segno potrà recare con se’ un nuovo modo di gestire le finanze, sul quale converrà confrontarsi con persone preparate e riflessive. I rapporti di amicizia e alleanza si riveleranno utili e costruttivi, fantasiosi e propositivi. 

Gemelli: I nati nel terzo segno festeggiano l’uscita di Saturno, ma non si tratta di una buona ragione per rinunciare a un attento controllo finanziario. Il denaro dei Gemelli infatti si misura nel segno successivo del Cancro, con qualche difficoltà dovuta allo stellium in Capricorno tra fine marzo e maggio. Aiuti e ispirazioni possono provenire da Giove e da Nettuno, ispiratori di metodi curiosi di guadagno, originali e imitati da altri. Il 2018 non è un anno adatto a divertirsi con le finanze, al contrario conviene agire con riflessione e circospezione. Più favorevoli circa il lavoro l’inizio e la fine dell’anno. Le lunghe soste di Marte in Acquario favoriranno chi ama viaggiare.

Cancro: L’anno inizia bene con il supporto di Giove e Marte, trasmettitori di energie. Marte incoraggerà le iniziative finanziarie tra fine gennaio, febbraio e marzo. Ma bisognerà evitare voli pindarici, cambiamenti di orientamento, sfide e forme di speculazione, mantenendosi su un cammino serio e diritto. Specialmente a partire da fine marzo e fino all’estate. L’accumulo di pianeti nel segno del Capricorno, esattamente opposto al Cancro indica un certo freno di energie, in modo particolare nei confronti di coloro che sono nati nel primo decano, a giugno. Non è l’anno giusto per imboccare cammini facili e rischiosi, al contrario più adatto a procedere con calma.

Leone: Il re della foresta zodiacale ha davanti a se’ un anno differente dal solito, che esige grande attenzione. Il periodo più delicato sembrerebbe essere concentrato per le finanze tra fine marzo e metà maggio. In realtà i nati in Leone possono trarne buoni segnali, ma nel periodo successivo Marte sarà dissonante, creando qualche difficoltà, prima ai nati di luglio, poi a quelli di agosto. Con una fase finale del 2018 più rischiosa e spendereccia, specialmente tra metà novembre e fine dicembre. Conviene rimandare i grandi progetti: nel 2019 con Giove nel segno amico del Sagittario le cose andranno decisamente meglio. Urano in Toro potrà suggerire soluzioni originali per i quattrini!

Vergine: E’ tra i segni favoriti nel 2018, considerando i buoni trigoni che giungono dai pianeti presenti in Capricorno, i sestili da Giove in Scorpione, il trigono da Urano in Toro. Inoltre dopo un inizio d’anno tranquillo da maggio a novembre Marte sarà in ottimo aspetto al segno della Bilancia, che ‘misura’ le finanze della Vergine. Con buone opportunità di guadagni anche speculativi. Verso eventuali cambiamenti di lavoro è bene procedere verso l’estate e fino a ottobre compreso. Qualche nato in Vergine potrebbe trasferirsi, con buoni risultati. Tra i luoghi adatti Parigi e la sua banlieue. Il campo medico e paramedico, vendita, orologi e cioccolato si candidano positivamente. 

Bilancia: La presenza di Giove in Scorpione, segno che per principio ‘misura’ le finanze dei nati nel settimo segno, esprime intraprendenza e buone opportunità, soprattutto all’inizio e alla fine dell’anno. Potrà trattarsi di occasioni inattese, di commercio di preziosi o di opere d’arte, di abilità diplomatiche e di capacità di trasformare un hobby in lavoro. Sbaglierebbe chi pensasse di poter decidere cambiamenti professionali. In linea di massima è bene conservare gli impegni lavorativi  precedenti, evitando di ascoltare sirene  dal canto discutibile ed evitando rischi che potrebbero intervenire in primavera. Meglio altresì non mescolare lavoro e hobby, tenendoli ben distinti. 

Scorpione: L’anno inizia in modo assai vivace, spingendo a spendere anche più del previsto. Iniziative finanziarie e di lavoro potranno essere prese nel periodo successivo (febbraio, marzo) ma l’enfasi di Giove e la spinta marziana potrebbero creare esborsi che non vanno enfatizzati, al contrario valutati con prudenza. Positivo più tardi il lungo periodo nel quale Marte viaggerà in Acquario (seconda metà di maggio, giugno, luglio, e più tardi fine settembre, ottobre, metà novembre) anche se difficilmente potrà determinare lustro nel lavoro. Solo una volta ogni 12 anni Giove transita nello Scorpione, conviene sfruttarlo opportunamente, anche per eredità, cause, assicurazioni e via discorrendo. 

Sagittario: Saturno ‘contro’ ha lasciato il segno n. 9 il 20 dicembre, da pochi giorni. Il sollievo è immediato, anche se bisogna lasciare sedimentare gli eventi accaduti, prima di lanciarsi verso nuove sfide. A dire il vero a fine gennaio Marte sarà già in Sagittario, varrà la pena di controllare il ritmo e non strafare. Anche perché Saturno in Capricorno ‘raffredda’ un poco le finanze, creando qualche preoccupazione o perplessità. I rischi vanno contenuti, puntando su amici Scorpione e a partire da maggio Acquario. Conviene darsi il tempo di riflettere prima di agire verso eventuali cambiamenti di vita: in novembre l’arrivo di Giove in Sagittario potrà consentire nuovo ottimismo e successi. 

Capricorno: Si fa un gran parlare dell’arrivo di Saturno in questo segno! In realtà nel 2018 si tratterà essenzialmente solo sul primo decano, e quindi può soprattutto avere a che fare con i nati di dicembre. Bisogna sfatare un luogo comune: l’approccio di Saturno in Capricorno non somiglia a quello degli altri segni perché si tratta del pianeta che lo governa e per questa ragione i nati nel segno lo conoscono benissimo. Per i meno giovani conviene un confronto con ciò che accadde nei primi anni ’90, in ogni caso la tendenza alla riflessione di sempre risulterà rafforzata, con un aumento di stima da parte di tutti. Sarà opportuno non strafare, agendo con calma.

Acquario: L’inizio del 2018 appare beneaugurante per i nati nell’undicesimo segno, che possono prendere iniziative professionali con probabilità di successo. Ci vorrà cautela circa il quotidiano e i rapporti di lavoro, specialmente tra fine marzo, aprile, e più tardi sarà opportuno controllare il budget tra maggio e ottobre, dato che Marte sarà per lo più presente in Acquario e potrebbe spingere la leva dello spendere con forza. Fare ma non strafare deve essere l’impegno costante, evitando di mettere troppa carne al fuoco e di enfatizzare le azioni di finanziamento, con sano egoismo. Verso fine anno potranno intervenire amici e alleati, che potranno dare aiuto e consiglio. 

Pesci: Magnifico inizio del nuovo anno, con la possibilità di riscuotere quattrini in sospeso da tempo, e un rinnovato spirito di iniziativa nel lavoro. Se si iniziano nuove attività è bene controllare con cura le potenzialità finanziarie che ne derivano, senza lasciare nulla al caso. In estate è possibile emergano conflitti con colleghi, superiori e inferiori. La presenza di Nettuno in Pesci potrebbe condizionare nella visione obbiettiva di persone e problemi, conviene quindi osservare il prossimo  con opportuno spirito critico. L’anno si concluderà con Marte nei Pesci, annuncio di una nuova spinta verso spese più o meno significative. Risparmiare può avere un suo senso filosofico! 

 

 

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Meravigliose suggestioni del Tema Eliocentrico! In evidenza

Meravigliose suggestioni del Tema Eliocentrico!

Pubblicato in L'Astrologia osserva i Mercati

Spostare il punto di osservazione stellare sul Sole?

Non ci avevo mai pensato, fino a quando gli studiosi di Astrologia Finanziaria mi mostrarono i loro raffinati software rigorosamente basati su Effemeridi Eliocentriche, misurate dal Sole, per l’appunto. Sapevo di avere in biblioteca un volume di quelle Effemeridi: cominciai ad eseguire alcune osservazioni, la questione mi intrigò, ed eccomi qui a parlarvene come di un privilegio, una fuga, un’occasione per spaziare verso concezioni innovative a livello interpretativo.

Quando erigiamo un Oroscopo immaginiamo che l’individuo sia fermo sulla Terra nel momento in cui vede la luce e guardi il Cielo, che viene fedelmente riportato nelle sue posizioni sull’Eclittica celeste. Si tratta di uno specchio preciso della realtà, considerando che tutti noi abbiamo i piedi saldamente posati sulla nostra vecchia Terra.

Erigere un Tema Eliocentrico vuol dire spostare idealmente colui che osserva e sistemarlo al centro del Sole. Le posizioni dei corpi celesti saranno quindi differenti, in quanto osservate da un altro punto di riferimento, molto lontano da quello terrestre. Allo scopo esistono veri e propri volumi di Effemeridi Eliocentriche che rilevano le differenti posizioni. Poiché il movimento eliocentrico è più ritmato e metodico, il calcolo è più semplice rispetto a quello tradizionale e geocentrico. 

Secondo alcuni autori particolarmente versati in Astronomia il Tema Eliocentrico è particolarmente collegato allo Zodiaco Siderale, detto anche delle Costellazioni. Gli sono connessi il Tema Ayanamsa e il metodo usato da Rudolf Steiner: si tratta di utilizzare uno Zodiaco che rispetti le differenti porzioni di Cielo corrispondenti alle Costellazioni e non ai 12 Segni da 30° l’uno. In questo modo vi sono Costellazioni molto vaste, come la Vergine, ed altre molto ristrette, come la Bilancia. Si creerebbe così un collegamento con l’Astrosofia, intesa come movimento filosofico. Personalmente credo che valga la pena per tutti noi di redigere il proprio personale Tema Eliocentrico. In proposito mi sono chiesta come mai in un modello generale di tipo patriarcale e a prevalenza maschilista e solare permanga in Astrologia il retaggio di un modello lunare e matriarcale, collegato a Terra e Luna. Questo spiegherebbe perché siano le donne a occuparsi prevalentemente di Astrologia Geocentrica, mentre per trovare applicazioni pratiche di Eliocentrismo dobbiamo fare riferimento all’Astrologia Finanziaria, applicazione tipicamente maschile, con poche eccezioni. L’Astrologia tradizionale potrebbe inoltre costituire una sorta di Teatro della Memoria collettivo, lo stesso contenuto nel Globe Theatre di William Shakespeare.

Le regole eliocentriche sono semplici ma essenziali:

1.Cosi come la posizione della Terra non compare nell’Oroscopo geocentrico, allo stesso modo il Sole non compare nell’Oroscopo eliocentrico.

2.Non esistono ripartizioni in Case, né Ascendente, né cuspidi delle Case, né Medium Coeli: lo si capisce tenendo presente che non esiste l’elemento astronomico dato dalla Latitudine e Longitudine del luogo in cui si trova l’individuo.

3.La Luna non si presenta in quanto osservando il Cielo dal Sole essa risulta incorporata insieme alla Terra, essendole molto vicina. La posizione della Terra è sempre opposta sullo Zodiaco rispetto a quella del Sole nel Tema Geocentrico corrispondente.

Ne deriva che tre fondamenti dell’Astrologia geocentrica: Sole, Luna e Ascendente non sono presenti nel Tema Eliocentrico. In compenso è presente la Terra, fattore che non compare nel Tema geocentrico. Gli esperti di questo tipo di Astrologia puntano spesso la loro attenzione sui Nodi dei Pianeti, quale fattore di arricchimento interpretativo, e sugli Aspetti tra i differenti corpi celesti. La vera innovazione consiste nel fatto che gli Aspetti sono differenti rispetto a quelli tradizionali che noi conosciamo molto bene. Non vi sono vincoli circa la lontananza tra Venere e Mercurio, ciò che muta la situazione interpretativa degli Aspetti, venendo meno il principio dell’Elongazione.

Morin de Villefranche, grande studioso francese del XVI secolo, aveva espresso delle proposte interpretative più che altro teoriche, poco realistiche. Alcune pagine interessanti relative agli studi di Keplero e di Tycho Brahe fanno riferimento alle posizioni eliocentriche di Marte, ma non in chiave astrologica.

Bisogna partire dal presupposto che ci troviamo totalmente al di fuori dalle regole di filosofia astrologica applicate in passato e secondo la tradizione, e dobbiamo quindi adattarci a nuovi principi e visuali. Alcuni autori anglosassoni fanno riferimento alla teoria indiana della Jaimini, che si basa sulla simpatia tra Elementi di base (Fuoco, Terra, Aria, Acqua), come principio di partenza. Il fatto che dalla Terra ci si sposti sul Sole esprime un cambiamento così significativo da inibire molte delle regole cui siamo da sempre abituati. Autori americani (Sucher, Erlewine, Thorburn) hanno verificato un modello interpretativo, ma il numero assai limitato di casi non consente di poterlo considerare valido. Ciascuno di noi può quindi impostare e svolgere un progetto interpretativo personale innovativo e propositivo.

Secondo Fred Gettings (The Arkana Dictionary of Astrology) in molti casi il Tema Eliocentrico rappresenta una proiezione dell’Eclittica. Non comparendo Sole, Luna e Case maggiore attenzione deve essere rivolta all’ingresso dei Pianeti nei Segni e ai loro Nodi.

Un’idea di sistema eliocentrico copernicano, avente il Sole al centro del Sistema Solare, risale all’antica Grecia, e in particolare ad Aristarco da Samo. Anche Tolomeo fa un accenno a questo tipo di impostazione, ma dà l’impressione di ritenere che essa non offra una soddisfacente interpretazione dei fenomeni celesti.

Robert Hand ha firmato l’introduzione a due volumi di Effemeridi Eliocentriche attualmente in circolazione, frutto entrambi delle elaborazioni del compianto Neil F. Michelsen. Ciascuna pagina contiene le posizioni in Longitudine eliocentrica e in Latitudine in ordine di orbita di Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno, Plutone. Ciascuna pagina riporta due mesi di posizioni, oltre ad una piccola tavola che contiene posizioni particolari: Nodi dei Pianeti, Afelio e Perielio (posizioni di massima e minima lontananza tra il pianeta e il Sole). La striscia inferiore è dedicata agli Aspetti tra corpi celesti e indica per ciascuno il giorno e l’ora della massima precisione dei medesimi. 

Osserva Robert Hand che la validità scientifica dell’Astrologia Geocentrica è esattamente la medesima rispetto a quella Eliocentrica. Ma è altrettanto vero che la posizione dell’individuo sulla Terra al momento della nascita ha un suo fondamento logico e filosofico. Per questa ragione la maggior parte degli astrologi trascura totalmente l’aspetto eliocentrico. E tuttavia bisogna tenere conto del ruolo fondamentale che il Sole, nostra stella dispensatrice di calore, esercita nel mondo di tutti noi. Tutto il mondo terrestre abitato si trova in effetti all’interno della sua Corona. Dobbiamo renderci conto che mentre ci troviamo con i piedi saldamente piantati per terra risentiamo costantemente e in contemporanea dell’influenza solare. 

Una delle influenze più significative del Sole, oltre alle sue radiazioni, è data dal Vento Solare, una striscia di minuscole particelle provenienti dalla superficie del Sole. Esse camminano nella direzione della Terra e degli altri pianeti. Queste particelle causano gravi perturbazioni alla ionosfera terrestre. Non mancano delle conferme circa la loro attività più intensa in periodi molto caldi e drammatici della storia umana.

Alcuni ritengono che l’Astrologia Eliocentrica vada preferibilmente applicata all’Astrologia Mondiale e Collettiva, Finanziaria o Politica e che non abbia particolari riferimenti all’Astrologia personale o individuale. Ma coloro che l’hanno sperimentata non sono d’accordo e osservano che la mancanza di Sole, Luna e Case non costituisca affatto una pregiudiziale circa l’applicazione dell’Astrologia Eliocentrica ai singoli individui. Questo non significa che l’Astrologia Eliocentrica debba essere usata al posto di quella geocentrica, ma essa rappresenta un nuovo campo di indagine per chi studia la materia. Mercurio, per esempio, si muove molto velocemente, a volte più di 6° in un giorno, assumendo nella visione eliocentrica posizioni sorprendenti!

Michael Erlewine suggerisce di mettere a confronto gli Aspetti più significativi in campo geocentrico con quelli eliocentrici. Alcuni di essi possono essere alleggeriti o addirittura vanificati. La loro importanza potrà così in alcuni casi risultare ridimensionata. Accade spesso che un Quadrato Marte e Saturno si trasformi in un Trigono e viceversa. L’impressione è che i significati eliocentrici abbiano valore interiore e connesso in special modo alla salute. A livello collettivo i periodi nei quali vi sono forti conflitti astrali in senso eliocentrico coincidono con situazioni di tensione e viceversa. Alcuni studiosi (John Nelson, Thomas Shanks e Geoffrey Dean) hanno approfondito le ricerche sulla connessione tra movimenti eliocentrici e attività delle macchie solari. I periodi di attività rivoluzionaria più intensa (per esempio, nel caso delle Rivoluzioni Francese e Americana) hanno coinciso con una forte attività fisica solare. Le guerre non paiono invece coinvolte.

Negli ultimi anni Patrick Davis ha proposto di utilizzare la Carta geocentrica inserendo le posizioni eliocentriche. Secondo Robert Hand non è una soluzione proponibile, considerando che sarebbe come mescolare mele ed arance. Circa i Nodi planetari alcuni autori raccomandano di usarli in entrambe le direzioni, Nord e Sud, come è giusto che sia quando due forme geometriche circolare si intersecano reciprocamente. 

Per quanto riguarda la mia personale esperienza in materia posso dire che il primo test è rappresentato dall’appartenere al Segno opposto a quello cui siamo abituati da sempre, dall’unione tra Terra e Luna, dalla ‘povertà’ dei fattori presenti nel Tema, apparentemente spoglio. E’ fondamentale accompagnare il Tema Eliocentrico a quello Geocentrico, per coglierne analogie e differenze. Scoprirete ben presto un nuovo stile di impostazione celeste, utile in primo luogo come supporto karmico: è bella l’immagine di un’Anima, la nostra, che nel momento stesso in cui spicca il volo simultaneo verso la Terra, ‘registra’ posizioni metafisiche che resteranno indelebili. Inoltre il Tema Eliocentrico consente di verificare posizioni differenti rispetto a quelle geocentriche, offrendoci la possibilità di applicare un principio di duttilità astrologica, consentendoci il beneficio del dubbio tra le differenti collocazioni dei Pianeti. Ho verificato questo procedimento utile in Sinastria, capace di spiegare alcuni misteri del reciproco confronto o, in qualche caso, di approfondirlo ulteriormente. I Transiti funzionano anche dal punto di vista Eliocentrico: fino ad oggi utilizzati solo in campo finanziario, aprono di fronte a noi nuovi panorami di verifica, certamente meritevoli di indagine. 

L’Astrologia è sempre in cammino verso nuovi obiettivi imprevedibili. Nella vita di tutti noi rifugiarsi sul Sole può costituire una risorsa e un privilegio: provare per credere!

Se desiderate ricevere gratuitamente le Effemeridi Eliocentriche del 2018, potete scrivere ad Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Sarà un piacere inviarvi un nuovo spunto di studio e approfondimento!

 

 

 

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